giovedì 4 aprile 2013

CONDOMINIO: LUOGO DI INTOLLERANZA


Da anni non faccio altro che pubblicare articoli di legge sul condominio, adesso ho deciso di metterci del mio e portare la mia esperienza diretta al servizio di tutti.
Partiamo con la definizione di condominio di Wikipedia:
Il condominio è un tipo particolare di comunione prevista dall'ordinamento giuridico italiano. Si verifica quando in un edificio con più unità immobiliari due o più persone sono ciascuna proprietaria di una parte di esse in via esclusiva: queste persone sono comproprietarie delle parti comuni. Per estensione, il termine viene utilizzato per definire un edificio a più piani, suddivisi in appartamenti".
Invece a me piace partire dal basso, e innanzitutto affermo che: " il condominio è una piccola società all'interno della quale individui di diversa provenienza culturale, sociale ed etnica condividono spazi, interessi, e attività, un luogo di aggregazione e a volte di disgregazione sociale. 
Tutti abitiamo e sempre più spesso lavoriamo in un condominio, chi al primo, chi al terzo o chi all'ultimo piano. Tutti abbiamo dei vicini con i quali condividiamo il pianerottolo delle scale, il portone d'ingresso, l'ascensore, l'impianto idrico, il tetto, ma anche gli schiamazzi notturni, l'acqua che gocciola dai panni stesi fuori dal balcone, i diversi aromi di cibo che si miscelano per le scale, il volume della TV troppo alta e l'assordante e fastidiosissimo lamento del cagnolino che saluta il padrone ogni volta che “quel maledetto” apre la porta di casa. Ma perché mai non se ne sta sempre chiuso in casa così “la bestia” se ne sta in silenzio?! E quei pochi eletti che invece decidono di vivere in una bella villetta in zona residenziale fuori dal centro città? A meno che non siano degli eremiti, anche loro hanno dei vicini di casa, quelli delle villette accanto, che non perdono occasione di organizzare fantastiche feste in giardino invitando mezza provincia e arrostendo quarti di bue per volta senza avere avuto l'accortezza ed il buongusto di invitarvi! 
Addio giorni di pace!
Un tempo tutte queste intolleranze si risolvevano vis-a-vis, spiegandosi, confrontandosi in maniera civile e il più delle volte finiva senza il bisogno di chiedersi scusa l'un l'altro, ma solo con una stretta di mano, un invito a cena o quantomeno davanti ad una tazza di caffè. Oggi invece la tendenza è quella di portare il vicino di casa in tribunale perché a detta dell' avvocato, ha leso i tuoi diritti e quindi vi sono tutti i motivi per portarlo davanti ad un giudice, pagare parcelle onerosissime, perdere tantissimo tempo, passare notti insonni a rimuginare sulla questione, togliere il saluto ad una persona che se tutto va bene vedrai e incontrerai ogni giorno per i prossimi 10 anni, senza risolvere nulla.
Perché stringersi la mano se esistono i tribunali? Perché essere tolleranti se in nostro aiuto arriva la giustizia a dirci che: “A buttare oggetti dalla finestra si deve stare molto attenti perché si può configurare il reato di getto pericoloso di cose”?.
Per fortuna che esiste la Cassazione. 
Addio buonsenso!


2 commenti:

Anonimo ha detto...

addio buon senso , vero . un paio di anni fa al piano terreno del mio condominio , piccolo caseggiato di 12 appartamenti , è venuta ad abitare una giovane signora di casoria . glielo dico subito , siamo tutti piemontesi , gente silenziosa che si fa i cavoli suoi , lei tapina un giorno mi ferma e mi dice " sempre così silenziosi ? a casa mia si va in cortile , si parla da un piano all'altro " ho solo risposto " siamo piemontesi . discorso chiuso . ecco siamo italiani , ma di etnia diversa . vede toscano , non è una offesa , forse noi vivendo solitari abbiamo meno problemi condominiali , e anche al nord ci sono meridionali caciarosi , ma anche meridionali pieni di buon senso , lavoratori che alla fine della giornata vogliono stare a casa in pace e silenzio .

Unknown ha detto...

Non credo ci sia bisogno di offendersi in quanto è vero che noi meridionali siamo più caciarosi, ma il buonsenso non si misura in latitudini, o in decibel prodotti, il buonsenso si misura in tolleranza e capacità di capire e sapersi spiegare e nel chiedere scusa qualora ce ne fosse bisogno, e anche in quello di saper accettare le scuse. E' l'intolleranza al minimo rumore il problema fondamentale, non il rumore!

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